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Fiat Dux

C’è qualcosa che lega strettamente il No Bavaglio Day e il no della Cgil al diktat Fiat su Pomigliano: sono entrambi parte della resistenza alla svolta autoritaria che si sta cercando di imprimere al Paese. Da una parte soffocando indagini e informazioni, dall’altro strozzando i diritti. Sono due facce della stessa medaglia.

O forse sono persino una faccia sola: perché se i cittadini sono pessimamente informati dal monopolio mediatico governativo sulla legge bavaglio, lo sono altrettanto dal monopolio informativo confindustriale. Nemmeno ci si domanda se l’intenzione di Fiat di tenere aperto Pomigliano con la nuova Panda, derivi da un attaccamento all’Italia o non piuttosto da considerazioni economiche di medio periodo.

Ma basta scorrere le statistiche internazionali per vedere che gli stipendi operai in Polonia sono ormai allineati con quelli italiani. Che il costo complessivo del lavoro è ancora inferiore, ma che la dinamica di crescita salariale è molto più vivace e cancellerà tra breve il divario. Che infine la mancanza di possibili economie di scala con la Ford, non rende più così’ appetibile l’investimento in Polonia. In qualunque società occidentale il bluff di Marchione sarebbe stato subito visto. Ma non qui, nell’Italia che si avvia al silenzio stampa.

In una cosa la Polonia ci supera: nell’orario di lavoro, 400 ore in più all’anno, sia pure con una qualità inferiore. E allora ecco da dove nascono le richieste Fiat destinate a rendere più conveniente Pomigliano rispetto a qualsiasi soluzione sarmatica.

Naturalmente si sarebbe potuto trattare su questo e arrivare a un equo compromesso, ma l’occasione di spacciare la nuova Panda Pomigliano come una regalia e quindi usarla come grimaldello per scassare il contratto nazionale e gli stessi diritti fondamentali, è stato troppo ghiotta. E rischia di essere vincente perché nessuno mette in tavola i dati veri. Dopo aver preso vagonate di soldi pubblici, dopo aver goduto per decenni di un monopolio di fatto, la Fiat si permette, in combutta con il governo del satrapo, di lucrare sulla Costituzione.

E questo grazie a una sottrazione di informazione, la stessa che si vuole attuare per difendere il ceto politico affaristico che mangia, dai sessanta miliardi di euro all’anno in su. E poco importa se sotto lo scudo ci finirà anche la criminalità organizzata e non. Quello che conta è sottrarre conoscenza ai cittadini, rubare loro consapevolezza e capacità di giudizio, abbandonarla ai propri umori e timori, costringerla in certo senso a rivolgersi al duce di Palazzo Grazioli come fosse un santino, ad estrapolarlo dai danni morali e materiali che sta facendo al Paese.

A me pare chiaro che se l’offensiva è coordinata, bisogna che anche il no vada all’unisono, che la resistenza si colleghi e si saldi. Si, davvero, si saldi chi può.

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