Questa volta non ci sono equivoci e dunque non ci sono nemmeno scuse. Il governo o meglio Tremonti, ha varato il primo provvedimento scopertamente e integralmente di destra. Certo in questi due anni abbiamo assistito alla trasformazione del Paese in un sultanato per salvare il premier dal suo passato e dal suo presente, abbiamo avuto i condoni vergognosi, le cricche e l’assalto all’informazione. Ma niente di così chiaro come la manovra finanziaria tutta intesa a proteggere i privilegi e far pagare i costi ai più deboli.
Di fronte a questa situazione le opposizioni devono decidere se percorrere la strada di una non belligeranza più o meno accentuata in nome dell’emergenza finanziaria, peraltro negata fino all’altro ieri da chi aveva i conti in mano, oppure dire finalmente basta a questa china. La maggioranza, anche se divisa e in qualche modo così sbilanciata sulla Lega da indurre Berlusconi a riavvicinarsi a Fini, ha tutti i numeri per prendersi tutte le responsabilità presenti e future della sua politica e della sua mentalità.
Dire basta non solo perché la manovra tremontiana riesce ad essere insieme banale, demagogica e recessiva, ma soprattutto perché è ingiusta. Dire basta non solo sulla scorta dei numeri e delle considerazioni economiche, ma anche sul filo teso di un richiamo etico e politico. Già ingiusta… questa parola ormai così desueta nella sinistra. Recuperarla significherebbe che almeno il cuore batte ancora, anche se la testa è confusa, lo spirito frustrato e il disorientamento angoscioso.
Vi prego, ditegli di no.