Temevo che una legge costruita da un sultano e dai suoi giannizzeri per loro uso e consumo personale, potesse passare solo con qualche flebile grido preagonico. Invece dai e dai la consapevolezza dell’enormità di ciò che sta accadendo comincia a farsi strada nella società o in alcune sue parti. La protesta, lenta a mettersi in moto, cresce, e forse persino in quel regno delle ombre che è diventato il Parlamento oppositori ufficiali, oppositori di facciata e oppositori presunti, qualcosa faranno.
Il provvedimento contro le intercettazioni e la loro pubblicazione è talmente grave che persino l’amministrazione americana si è sentita in dovere di intervenire, sapendo bene cosa significherebbe in termini di libertà e di democrazia. Una pressione così forte e così pubblica su un provvedimento che non riguarda direttamente le relazioni dai due Paesi è probabilmente inedito dal dopoguerra ad oggi.
E dire che ieri si sono seppelliti i soldati morti in Afganistan per una guerra folle e inutile, ma condita dall’ipocrisia dell’export di democrazia. Che poi ci viene rubata in patria. Del resto che altro ci si può aspettare dai ladri?