Non c’è dubbio che si può seguire l’evoluzione, anzi l’involuzione della società italiana attraverso le liste che di tempo in tempo sono franate addosso alle speranze di molti e ai disegni dell’oligarchia di governo e di affari.
All’origine c’è la Lista dei Cinquecento, annuncio di una società che già stava covando i suoi veleni. E’ la metà degli anni ’70 e dalle pieghe dell’affaire Sindona si accerta l’esistenza di un elenco segreto di esportatori di valuta i cui affari passano per la cruna dell’ago creato dal banchiere di Dio. Dentro ci sono ministri, politici, finanzieri, petrolieri, alti personaggi del Vaticano. La lista non è mai stata trovata e solo alcuni nomi fra i tanti sono saltati fuori dopo 11 anni di inchiesta: Angelo Moratti, Filippo Micheli, all’epoca segretario amministrativo della Dc, i fratelli Caltagirone, Bruno Tassan Din, Angelo Rizzoli, l’ ex vicedirettore generale della Rai Italo De Feo, Ulrico Hoepli, Mario Rusconi, Mario Crespi e persino l’olimpionico Raimondo D’Inzeo.
I nomi grossi non sono mai sputati fuori, ma è chiaro che ci si poteva trovare uno spaccato della società che conta, aggregata attorno a un potere finanziario vegliato e allo stesso tempo usato dal milieu politico e dai suoi clientes. E’ un malaffare che prefigura nei fatti un modello di società, ma che non ha ancora un progetto strutturale ed è in qualche modo ancora inconsapevole di se stessa.
Non si dovrà attendere molto perché si faccia strada l’idea di una seconda repubblica che ripudi gli ideali e la sostanza della prima. Cercando la lista dei Cinquecento, la finanza si imbatte nell’ 81 nella lista P2 e l’anno successivo nel piano di rinascita democratica. Nel giro di pochi anni l’oligarchia ha trovato i suoi strumenti e le sua ideologia, forse anche sotto l’incalzare di un Pci che aveva raggiunto il massimo storico e che si apprestava ad essere coinvolto nel governo del Paese.
I capisaldi del piano prevedevano tra l’altro il bipartitismo, il controllo dell’informazione, la correzione del bicameralismo, la separazione delle carriere in magistratura, l’abolizione del valore legale dei titoli di studio. Tutte cose attualissime e che cominceranno ad essere preparate ed attuate nel famigerato Caf.
Il problema storico è quello di capire come mai il ceto politico sia stato così profondamente pervaso da un progetto autoritario che via via è stato iniettato nelle menti delle generazioni che si affacciavano alla ribalta. Ma in questo disegno, tuttora in corso d’opera, la politica aveva comunque le redini e l’affarismo, la corruzione passavano attraverso le foche caudine dei partiti.
La nuova stagione comincia con Berlusconi in cui tutto finisce per saldarsi e per diventare una cosa sola. Così arriviamo alla terza lista, quella Anemone. Qualcosa è cambiato ancora: gli affari, le cosche, le cricche, le banche sono divenute il motore e la ragione della politica, ridotta a fare da paravento legale e legislativo al saccheggio del Paese e degli ceti popolari sterilizzati un po’ dai media, un po’ dai cambiamenti nei rapporti di produzione e un po’ dall’assenza della sinistra schizofrenicamente divisa tra nostalgia e illusioni “moderniste”.
Sfogliando i nomi che compaiono si può vedere come la razza padrona agisca ora indifferentemente dai grandi eventi ai lavandini di casa, in un magma dove tutto diviene merce di scambio, baratto sulla pelle del Paese. E come si stia operando per mettere questo lavorio di tarme al sicuro da orecchie indiscrete e da denunce pubbliche.
La repubblica delle tapparelle è l’approdo vergognoso e ridicolo del berlusconismo, lungo il filo d’Arianna che si sgomitola dalla lista dei cinquecento ad oggi. Una caduta lunga trent’anni.
Nella tua analisi completa e precisa ho sentito in particolare modo la tua definizione della sinistra , la malattia che scaturisce dalla nostalgia del passato e da illusioni moderniste, che non chiamerei tali, ma a mio avviso, l’incapacità di fondere le esperienze e le identità del passato con le esigenze del presente, assai arduo ma idispensabile debellare la malattia, anche per questo non esiste una forza vera capace di combattere l’assurdo e l’impensabile al quale stiamo assistendo, costretti ad assistere con questo senso di
incapacità. Io trovo l’autoanalisi e l’autocritica due grandi valori, ma spesso la sinistra ha rasentato l’autolesionismo, soprattutto la sinistra radicale e il centrosinistra è divenuto un alieno privo di identità e di contenuti. Il mio cruccio però è sempre stato nei confronti della sinistra radicale capire quanto era giusto poi fare tabula rasa di tutto, anche di ciò che la sinistra moderata di sano ha portato nel passato, l’illusione per me sta nel credere ancora oggi nelle rivoluzioni fatte col forcone come in passato, anche se qualcuno asserisce che una vera rivoluzione in Italia non abbiamo mai avuto, non so, non sono in possesso di alcuni dati storici per fare una valutazione. Credo comunque che non sia sempre indispensabile un tipo di rivoluzione del genere.
Non ho parlato di liste, credo che la tua analisi sia coerente con ciò che sta accadendo…cercare di capire come evitare il crollo totale e l’epurazione in questo momento trovo indispensabile. Grazie come sempre.