Non sappiamo se il Cavaliere consideri il ruban tutti un esaltante traguardo o un problema, ma in ogni caso il rimedio è già pronto: stop alle intercettazioni e giro di vite sul web.
Per il premier la corruzione, così come tutto il resto della vita italiana, è solo un problema di informazione: eliminare la corruzione per lui è equivalente ad eliminare l’informazione sulla corruzione. Occhio non vede, cuore non duole. Soprattutto non duole il consenso: è questa la relatività berlusconiana.
Così è per la crisi economica, la criminalità organizzata e per gli altri enormi problemi che ci sovrastano: con un po’ di ottimismo e soprattutto con molto silenzio è “come se” fossero risolti. Se i giornali fanno inchieste o pubblicano liste sono disfattisti, se uno scrittore parla della Camorra è uno che ci infanga, se un film che contesta le opere di regime va a un festival, viene considerato un oltraggio.
Il vero nemico politico di Berlusconi, come di tutti i regimi autoritari, è la consapevolezza. Ma il Cavaliere sa che è un nemico che si può vincere spargendo un po’ di denaro e di case, un po’ di carriere e adesso anche mettendo in piedi un sistema di censura. Ma soprattutto affidandosi ai vizi del Paese, così bene espressi da Longanesi: la virtù affascina, ma c’è sempre in noi la speranza di poterla corrompere.