L’Italia è un paese straordinario, straordinariamente negativo. Vedi un cadavere tumefatto, torturato, emaciato in modo impressionante, ti prepari all’orrore, ma qualcuno ti dice che è stato ucciso dal falso ideologico.

Poco credibile vero? Eppure la procura di  Roma ha chiuso l’inchiesta sull’ l’assassinio di Stefano Cucchi, derubricando l’omicidio colposo in un vasto ventaglio di piccoli reati: il falso ideologico, appunto, l’abuso di ufficio, favoreggiamento, abbandono di incapace. Lesioni e abuso di autorità per i poliziotti.

L’imperativo categorico per questo Paese è che nessuno debba essere messo di fronte alle proprie responsabilità. Al massimo le si può suddividere in tanti passaggi tutti piccoli piccoli così da cavarsela con poco o niente. Un ragazzo muore ammazzato, ma non è colpa di nessuno. Alcuni hanno esagerato con le botte, altri con le omissioni, ma nessuno in maniera fatale. Tutti senza volere.

E’ triste dirlo, ma alla fine il lavoro dei pm  rassomiglia molto, nella sostanza, alla tesi espressa da quella specie di scheggia impazzita dell’evoluzione che risponde al nome di Carlo Giovanardi, onorevole per nostra imperitura vergogna , secondo il quale Cucchi ” se l’era voluta”. Infatti siamo quasi alla tesi del suicidio per interposta persona.

In effetti il falso ideologico può essere un arma mortale. Per la giustizia.