Terroristi in azione

Ci sono tre italiani rapiti in Afghanistan da un governo corrotto e incapace per il quale tuttavia sacrifichiamo vite umane, nostre ed altrui, oltre a risorse finanziarie che sarebbero invece preziose qui. Sono stati “rapiti” non dai terroristi, ma di chi dice di voler combattere il terrorismo e che invece usa le medesime tecniche.

E il nostro governo che fa? Invece di dire al governo di Kabul di fare meno stronzate, invece di dire agli “alleati” di fare meno gli stronzi, si unisce al coro di deprecazioni aiutato dai soliti dementi come Gasparri dalla cui bocca esce solo quello che vi mette.

Che si tratti di una commedia è evidente: chiunque può mettere qualsiasi cosa in un ospedale. Potrebbe accadere benissimo in Italia, figurarsi nell’ospedale di Emergency a Lashkar-Gah e di certo il personale sanitario non va lì a combattere una guerriglia personale. Del resto le notizie confuse e contraddittorie che arrivano, non fanno che confermare l’assurdità della vicenda.

Tuttavia è vero, quei tre italiani sono davvero terroristi. Non perché sapessero dei due giubbotti o delle granate, ma perché, come dice Gino Strada, sanno della guerra, sono testimoni scomodi della battaglia al terrorismo che è essa stessa la maggiore manifestazione di terrorismo. Sono “nemici” della verità ufficiale, ribelli alle favole dell’Isaf.

Ma c’è un elemento in più: l’ospedale di Emergency cura i feriti di tutte le parti e questo non può essere ammesso o compreso dai sedicenti pacificatori, portatori di un’ ideologia altrettanto integralista e crudele, che non tiene in alcun conto la vita umana a meno che non sia della propria parte. Una caduta di valori e di civiltà del quale l’Occidente pagherà il prezzo.

Così si inventa di tutto pur di togliersi dalle scatole Emergency. Con la complicità del governo italiano che non può che compiacersi delle ombre che possono addensarsi sul capo di un oppositore, non politico, ma di fatto come Gino Strada.

Del resto cosa ci aspettiamo da chi bacia le mani a Gheddafi? Che baci altre parti a chi di dovere. Con Gasparri come suggeritore.

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