Macché Agcom o garanti della privacy o presidenti della Repubblica: tutto in questo Paese è di proprietà di Berlusconi e se per caso non ottiene ciò che vuole si stizzisce, digrigna la costosa dentatura e gli girano i pannoloni.

Così arrivano sms e mail a pioggia che invitano alla manifestazione di domeni, si vocifera di 50 euro donati a chi andrà in piazza , di ristoranti e pullman offerti per chi viene da fuori: il timore che ci sia poca gente al Circo Massimo per vedere il Massimo Clown, diventa palpabile. E così se non può avere un pubblico pagante, va bene anche un pubblico pagato. Tanto con un po’ di protezione civile i soldi tornano a casa.

L’importante è stipare di corpi lo spazio, se poi la mente e il cuore sono altrove, tanto meglio: le battute travestite da programma saranno più accettabili, il programma fatto di battute più credibile.

E tuttavia il timore serpeggiante di fare un flop, nonostante la sicura dedizione dei commentatori, dei cronisti e dei poliziotti addetti alla conta, non è  un cattivo segnale. Anzi è la pietra miliare che segna l’inizio del declino, la discesa di un consenso che potrà essere tenuto vivo solo con toni sempre più agitati e gesti sempre più pericolosi. Così come lo è il trasgredire le più elementari regole per mettere in piedi una manifestazione per la democrazia.

Anche una piazza affollata, in cui le telecamere di Minzolini e Fede non debbano riprendere ad altezza d’uomo, non possono cancellare le ansie e le paure di questi giorni. Al Circo Massimo si annuncia il crepuscolo: tramonto per alcuni, alba per il Paese.