La corruzione dell’intelligenza e della sensibilità, ma anche quella dell’etica è scesa nel profondo, ha scavato come un verme nelle menti: le ha accovacciate dentro alibi penosi e sempre uguali. Lo vediamo bene in questi giorni nei quali il marcio è spruzzato fuori come da un pozzo artesiano.

Ma lo possiamo anche notare anche da eventi minori che probabilmente rimangono affogati nella convulsione delle vicende elettorali. Sorprendentemente vengono anche da chi pretende di essere guida etica, anzi contesta l’esistenza stessa di una eticità laica.

Oggi, per esempio, il Vaticano, assediato da nuovi fatti che sfiorano l’entourage e le stesse parentele del Papa, ha fatto sapere che la pedofilia non si può attribuire solo al clero. Certo nessuno si è mai sognato di sostenere questa tesi che appare quanto meno curiosa e autolesionista in bocca alle gerarchie. Ma a leggere bene le parole del portavoce, padre Federico Lombardi, si capisce qual è l’obiettivo a cui si tende: la pedofilia è un peccato diffuso e in quanto tale “va inserito in un contesto e in una problematica più ampia che riguarda la tutela dei bambini e dei giovani dagli abusi sessuali nella società”. Insomma se le colpe si possono distribuire, divengono meno gravi.

Si sente in questo l’eco del così fan tutti che è ormai da una ventina d’anni la strada perversa di una presunta innocenza: ” Tutte le persone obiettive e informate sanno che la questione e molto più ampia, e il concentrare le accuse solo sulla Chiesa porta a falsare la prospettiva”.

Così un papato che ritiene la società “laica” quasi come un affronto ai valori religiosi, si trova a nascondersi dietro quella stessa società quando si tratta di dover rendere contro dei proprio fallimenti.