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Anno I°, giorno I° dell’era …

De Profundis

Molti di noi stamattina si chiedono cosa stia succedendo. E’ una domanda amara perché in effetti non sta accadendo nulla di diverso da quanto temuto e preconizzato in miliardi di righe comparse sul web da molti mesi a questa parte: solo che non ci si voleva credere fino in fondo, che si sperava in una miracolosa quanto improbabile via di uscita , che sarebbe bastato l’impegno nelle giaculatorie anti Berlusconi su Facebook, che si potesse continuare a coltivare il proprio orticello di distinguo e di interessi. Perché dopotutto non si crede mai davvero che il disastro possa accadere a noi.

Invece è successo. Non è un’accusa al vento, la solita invettiva racchiusa nella bottiglia di bit: è soprattutto una confessione. Ma ieri sera siamo entrati ufficialmente in una sorta di regime “ufficiale”.

Ha un bel dire Napolitano di aver  firmato un’ “interpretazione” della legge, in realtà ha dato il proprio avallo a una sospensione della legge in favore di una sola parte, la stessa che aveva combinato i pasticci che la escludevano dalle elezioni. E visto che si voleva salvare la sostanza sorvolando sulla forma, occorre dire che la sostanza di tutto questo è che una parte politica è “immune” rispetto alle regole. A qualsiasi regola, perché non si vede come un decreto del governo possa “interpretare” la legge elettorale del Lazio.

Per non dire poi che se fino a 24 ore fa una parte di elettorato rischiava di essere esclusa dalla competizione delle amministrative, la firma su questo scellerato decreto che  sancisce un potere oltre costituzionale di una parte, è di fatto un elemento che va a colpire indirettamente la l’altra: in 24 ore lo squilibrio è rimasto, ma ha cambiato di segno.

Sono anche i modi in cui tutto questo è avvenuto che mi fanno parlare di un vero e proprio regime. In un primo tempo il Colle aveva fatto sapere che era la magistratura a doversi occupare della cosa, poi ha detto che non avrebbe firmato nulla senza un ampio consenso, poi ha firmato un diktat imposto dal Cavaliere, senza neanche consultare l’opposizione.

Cosa è successo nel frattempo? Non ci si trovava affatto a dover fronteggiare una sorta di rivolta popolare con un estremo rimedio. Anzi la piazza del Pdl era desolatamente vuota, salvo qualche centiniaio di svastichelli della Polverini: il popolo di destra si era anzi schierato a favore del rispetto delle regole, consapevole che il guaio non era addebitabile a un ceto politico diviso e incapace. E poi chissà perché le piazze piene dell’opposizione non contano un cazzo, mentre quelle solo annunciate, ma inesistenti  della maggioranza sono tenute in così gran conto.

Cosa è successo in poche ore? Quali strumenti di pressione o di minaccia sono stati esercitati? Chi firma avrebbe anche il dovere morale e civile di far quanto meno intendere in quali circostanze e condizioni è stato  apposto il tratto di penna. O forse adesso si vuole nascondere la sostanza dietro la forma?

Abbiamo almeno il diritto di sapere se siamo di fronte all’agonia del berlusconismo o a quello della democrazia. Senza interpretazioni.

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