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112.312 morti

E’ una cifra agghiacciante, spaventosa ma è quello che accadrebbe nella sola  Calabria se vi fosse un terremoto di intensità simile a quello di Messina nel 1908. Un evento che non è statisticamente così remoto. Non lo dice un qualunque pazzo che Bertolaso potrebbe denunciare per procurato allarme, ma  lo studio fatto dall’ufficio prevenzione e mitigazione del rischio sismico della Protezione civile. (Cfr Fabrizio Gatti,  http://espresso.repubblica.it/dettaglio/la-banda-del-fare-quello-che-ci-pare/2121101&ref=hpsp )
112.312 morti e più di 330 mila senza tetto, tenuto conto di una scossa attorno al settimo grado della scala Richter e della qualità degli edifici pubblici e privati. A questi dati andrebbero aggiunti quelli della vicinissima Sicilia regalandoci uno scenario peggiore di quello di Haiti. Nonostante questo Bertolaso, colui che non si accorge di nulla, questo totem del berlusconismo, si è concesso è concesso di il lusso di negare la partecipazione italiana a una grande esercitazione di soccorso che la Ue voleva organizzare proprio in Calabria. L’operazione Ermes da tenere nel 2008, è stata poi annullata visto il disinteresse della parte che avrebbe dovuto essere quella più interessata. Ma forse in questo caso Bertolaso di qualcosa si è accorto: che attirare l’attenzione sulla sismicità del luogo dove dovrebbe sorgere il Ponte Silvio, non sarebbe stata cosa opportuna e avrebbe anche potuto costargli qualche massaggio in meno.
112.312 morti. Sempre nel 2008 il lungimirante Bertolaso ha lasciato arenare nel nulla il protocollo di prevenzione tra il suo dipartimento e la Regione Abruzzo, proprio prima che cominciassero le scosse nella zona de L’Aquila, al ritmo di una o più al giorno, per mesi, fino al disastro finale. Vuoi vedere anche in questo caso la repressione del cosiddetto allarmismo sia stata dovuta a queste dimenticanze?
112.312 morti. Dovuti più che altro alla fragilità delle costruzioni. Ed è in questo scenario che il governo di cui Bertolaso è l’espressione più compiuta, invece di pensare a sistemare il territorio, a fare piani per evitare un nuovo enorme disastro, gioca con l’idea di un ponte inutile, che drenerà miliardi per un intero decennio, lasciando continuare se non accelerare il degrado idrogeologico, l’abusivismo, lo sciacallaggio e tutti fenomeni che nascono e si sviluppano in queste condizioni.
Questo è l’omicidio preterintenzionale dell’Italia. E non è molto consolante sapere già i nomi del mandante e dell’esecutore materiale.

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