Come ci si poteva immaginare il governo si appresta a tassare la memoria. Con due provvedimenti. che non hanno precedenti in Europa. Il primo porta la firma del poetino Bondi e tasserà tutti gli strumenti tecnologici, dai cellulari ai computer, insomma qualsiasi apparecchio che abbia un supporto di memoria: sarebbe l’ “equo compenso” per legittime copie che uno può farsi di immagini, audio e video. Il secondo è del sottosegretario alle attività produttive, Paolo Romani, un modesto cortigiano, il quale avvantaggia Mediaset rispetto ai concorrenti e si prefigge di controllare la rete applicando ad essa criteri del tutto al di fuori della sua logica e presi di peso dai vecchi media. Aprire un blog sarà quasi come fondare un giornale, sarà una nuova abbuffata di burocrazia, magari cartacea perché a noi non deve proprio mancare nulla.
 Anche questa è una tassa sulla memoria: perché a cancellare la libera circolazione dei documenti che costituiscono la cronaca e la storia che giorno per giorno si accumula. Ma in fondo non è nemmeno strano: in un Paese che non ha memoria, è giusto che la si tassi e la si renda difficoltosa e sgranata. Così un giorno qualcuno potrà anche dire che Berlusconi è stato uno statista. Grande sarebbe davvero troppo: anche i transistor di un chip hanno una dignità.