Il celebre Ramo d’oro di Frazier si apre con il vecchio sacerdote del culto di Diana che si aggira cauto e angosciato tra i boschi del lago di Nemi. La successione all’altare verde dorato della dea avviene infatti solo attraverso un unico rito: l’assassinio del vecchio sacerdote da parte del nuovo che proprio grazie a questo gesto spaventoso, ma in qualche modo sacro, acquisisce il diritto ad essere intermediario della divinità
E’ un uso arcaico che si è perso insieme ai boschi e agli antichi misteri, ma anche una metafora del cambiamento che avviene attraverso l’uccisione simbolica del “padre” e di tutto ciò che contrasta con una crescita autonoma, che resiste al ciclo della natura.
Ma se Frasier fosse vissuto oggi non potrebbe comprendere come in questa terra sia potuto nascere un simile rito. Altro che la discontinuità fatale nell’intrico dei rami, il giovane aspirante al sacro bosco non si sogna nemmeno di rappresentare la drammaticità del nuovo, non ha bisogno di essere all’altezza, anzi non deve esserlo.
I suoi meriti consistono nell’essere il figlio del cugino di un senatore o un raccomandato da chi fornisce capretti per i sacrifici o un protetto tonto di quello che sistema la casa del pontifex, in cambio di due occhi chiusi sui lavori delle strade consolari. Poi si dovrebbe accordare con il vecchio sacerdote sulla raccolta e vendita delle nocciole, aiutarlo negli uffici alla divinità. E alla fine, quando il vecchio morirà, non ne sarà che la copia. il bosco sarà cambiato di più
Decisamente poco affascinante. Ma questa è la società italiana, senza ricambio, senza merito, immobile e soffocante come l’aria di un temporale che non arriva mai. Le intelligenze marciscono inutilizzate, mentre le stupidità fanno carriera, guizzano fra lauti stipendi. Gli basta essere figli o figliocci di. Il sangue non è acqua, anche se sangue di Trota.
Nadia grazie, non ho una conoscenza così profonda della mitologia, certo ho sentito parlare di Edipo, e rileggendo lo scritto di Alberto ho capito ed ho colto….credo di sì, e pensando al trota ho capito la raffinatezza della sua analisi, credo. Sono molto spontanea nei commenti qui, a volte per ragioni di tempo, e mi butto senza riflettere troppo. Sei un tesoro Nadia, grazie ancora…
@Girasole: EDIPO mai sentito parlare del mito di Edipo, complesso di Edipo? E per analogia anche Crono e Giove (che di Crono era figlio) entrambi detronizzarono il Padre per prenderne il posto) chissà..forse il mito di Edipo come gli altri si sono stratificati proprio su eventi reali della vita primitiva, precedenti alle leggi, quando il figlio una volta cresciuto, e una volta acquisita la forza biologica, uccideva il padre per prendersi la capanna, gli utensili, il cibo, la madre e le sorelle.(che palle le donne sempre a far la parte del bottino uff) …poi con l’avvento delle leggi questa feroce legge della natura é stata sostituita sul piano simbolico. Quello che me pare interessante é che a Crono (che divorava i suoi figli, impedendogli di diventare adulti)assomigliano i padri di adesso, e di cui parlava Alberto forse, quelli che gli forniscono tutto, ma proprio tutto tranne gli strumenti e la forza per prendersi loro quello di cui hanno bisogno. Renendoli dipendenti e “impotenti” a vita, divorandosi la loro forza biologica. e i loro progetti ..appunto.
Già…mentre leggevo la prima parte del tuo commento ho pensato….ma quanto si complicano la vita questi intellettuali….conoscono i miti del passato a mena dito, conoscono sempre tutto…..certo sapere è una gran bella cosa, da frutti così intensi e profondi….questo scritto pieno di conoscenza, di ironia, di spessore,ammirevole, davvero, la trota bossiana…quanta verità espressa in maniera così intelligente….così rara oggi dove le scemenze fanno carriera, una cosa mi sfugge….perchè mai l’uccisione del padre…ecco questo punto non ho capito….capisco, forse è irrilevante e comunque lacuna mia. E’ magnifico leggerti.